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Centro chiuso, affari aperti

Centro chiuso, affari aperti

Mendrisio (Svizzera) – Un granello di sabbia che può fare la differenza (forse)

Ebbene sì, dal Canton Ticino, gli anarchici del circolo “Carlo Vanza” e del coordinamento contro il centro (carcere) educativo per minorenni, scendono di nuovo in piazza assieme a migliaia di lavoratori del pubblico e del para pubblico contro la/le manovre assurde del governo del centro destra.

La storia si ripete, la visione del mondo è sostanzialmente divisa tra due visioni di società. La prima volta a favorire una politica sociale solidale ed inclusiva, l’altra a favorire l’economia , la borghesia e la morale populista destroide, xenofoba e razzista.

Da più parti sale l’indignazione contro la manovra di rientro del governo. Vista dalla parte di chi subirà i tagli, sembra un film di fantascienza. Ancora scioccati dall’ennesimo rincaro dei premi cassa malati, il governo ticinese, da bravo primo della classe, presenta i compiti al parlamento ignaro delle difficoltà della popolazione. A dire il vero, solo la metà del compito, sì perché, per ottemperare alle condizioni del decreto Morosoli – un decreto voluto per obbligare il governo all’assurda parità di bilancio – , serve un’altra manovra nel 2025.

Molte analisi e disamine su questo tema sono già state espresse e molte ne seguiranno. A noi operatori e membri del gruppo contro il centro chiuso per minori, ci preme evidenziare alcune incongruenze e sottolineare quanto politici, amministratori e parlamentari vivano e operino su un altro pianeta.

È palese, quanto questo gremio di persone elette, continui a legiferare e decidere perlopiù per interessi che non si possono definire bene comune. L’esempio che mettiamo in evidenza, è il progettato centro chiuso a Castione – vedi Educazione Siberiana su U.N. del 24 marzo 2023 – da quasi sette milioni di franchi. Un granello di sabbia? Forse sì, ma sicuramente una spesa che serve a pochi e che non risolve gli annosi problemi che affliggono la situazione dei minorenni in difficoltà.

Nel settore specifico, da più parti, si denunciano problemi di gestione, carenze di strutture e di personale.

Cito un passaggio dell’ultimo comunicato del coordinamento contro il CEMC: “Nell’immediato futuro risulta imperativo diminuire drasticamente i ricoveri di minori presso la Clinica Psichiatrica Cantonale di Mendrisio e la Clinica Santa Croce di Orselina. Urge (dopo 30 anni di progetti sottoposti e archiviati nei vari cassetti del Dipartimento Socialità Sanità e dell’Organizzazione Sociopsichistrica Cantonale) una vera struttura terapeutica/medico/psicologica/educativa concepita esclusivamente per accogliere giovani minorenni, anche per evitare che (in media 20 minorenni all’anno) dal Ticino vengano collocati in strutture italiane (in prevalenza lombarde e liguri). Da alcuni mesi, tale esternalizzazione non è d’altronde neppure più possibile in Lombardia che ha chiuso l’accesso ai giovani residenti in Ticino dovendo far fronte ad importanti aumenti di minorenni lombardi”.

Potremmo argomentare meglio dicendo quanto questi guazzabugli siano intorcinati da interessi complessi che vedono dare mandati a enti incapaci di presentare progetti pedagogici adeguati – vedi il rifiuto o meglio il rimandare al mittente da parte delle autorità federali il progetto per la gestione del suddetto centro da parte della fondazione Vanoni-. Potremmo pure citare come la Conferenza dei direttori dei centri educativi per minorenni metta in guardia le autorità sull’inopportuna scelta di aggravare il settore con questi tagli. In un contesto in cui la crescente sofferenza psichica dei minorenni preoccupa l’insieme della società e i professionisti del settore, le previste misure di risparmio comportano una fragilizzazione che non potrà che ridurre la capacità di presa in carico dei minori. Per essere chiari, questo significa che verranno a mancare prestazioni atte ad accogliere in termini di prevenzione e cura la sofferenza dei minorenni per mancanza di fondi.

Orbene, di fronte a questa evidenza, il Coordinamento rinnova l’appello all’abbandono del progetto di un Centro chiuso già nato male. Ricordiamo che proposto inizialmente fin dal 2006 e successivamente fortemente voluto per finalità repressive dai Giovani Liberali, è poi stato previsto e progettato come centro punitivo e coercitivo, inizialmente addirittura provvisto di cinghie per immobilizzare i minori, con segregazione semplice in camera fino a 21 giorni e restrittiva fino a 7 giorni, isolati ed estromessi da ogni attività. Tanto più è assurdo pensare di risolvere il disagio sociale con soggiorni di 3 mesi sottochiave. In effetti, gli stessi operatori del settore sono insorti contro il previsto centro mediante una petizione della VPOD ( sindacato del personale pubblico e sociosanitario) corredata da ben 500 firme. A 8 anni dal Messaggio del Consiglio di Stato, il progetto scellerato rimane orfano del concetto pedagogico bocciato e rispedito al mittente dall’Ufficio federale di Giustizia (UFG). Ora, con la manovra di rientro, il progetto è diventato insostenibile anche dal punto di vista finanziario, poiché finirebbe per divorare milioni di franchi per la realizzazione e la gestione. In breve: non c’è davvero nulla che suggerisca di mantenere questo progetto con i costi che esso comporta, anzi: con i mezzi risparmiati sarebbe possibile allocare alle strutture esistenti e funzionanti e al lavoro di prevenzione i fondi necessari a proseguire nella loro insostituibile opera. C’è da chiedersi se i parlamentari e governanti prendano nota di queste osservazioni che noi poniamo da dieci anni e soprattutto se ascoltano i professionisti del settore o se si sentono al di sopra di tutto e tutti e continuino a perseverare nelle loro dinamiche volte a mercanteggiare gli interessi di partito nei corridoi di palazzo e nei bar e ristoranti ticinesi.

Nella speranza che le prossime manifestazioni di piazza siano ben partecipate e che i vari enti e associazioni continuino oltre alla loro opera di segnalazione delle incongruenze, si spera che lassù a palazzo, rivedano le loro decisioni.

Per il Coordinamento,

Bruno Brughera (operatore sociale e membro coordinamento contro il centro chiuso)

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